Racconti dal territorio

Riti e tradizioni dell'Abruzzo


All’alba dell’8 dicembre, grandi fasci di canne essiccate vengono accesi e portati in processione per le vie del paese.
L’accensione dei fuochi in campagna è da sempre utilizzato per celebrare il periodo del Solstizio, quando ci si purifica dai peccati e si chiede alle divinità protezione e prosperità per il raccolto.
L’affermazione del cristianesimo ha assorbito il rito pagano facendolo coincidere con la festa della Madonna. Nella zona di Atri si ha notizia del rito dell’accensione dei falò intorno al 431 dC, quando la Madonna fu proclamata “Madre della Chiesa” nel Concilio di Efeso.
Nell’XI secolo, la Santa Casa di Nazareth fu portata dai Crociati nella città di Loreto nelle Marche, non lontano da Atri. La leggenda narra che furono gli Angeli a portare la Santa Casa sulle colline di Loreto e per questo motivo si accesero grandi falò per illuminare la notte ed accompagnare il volo delle creature celesti.


Il rito delle Farchie affonda le sue radici nell’invasione francese del 1799 in Abruzzo. Durante questo periodo le forze francesi avevano circondato la città di Fara. La leggenda narra che miracolosamente apparve Sant’Antonio Abate e le querce che circondavano Fara improvvisamente si incendiarono, levando al cielo altissime fiamme. Vedendo ciò, i soldati francesi fuggirono da Fara risparmiando così la città da una distruzione certa. La celebrazione delle Farchie ha probabilmente radici pagane, con il fuoco come principale caratteristica simbolica. L’incendio delle Farchie probabilmente è una forma di purificazione, di richiesta di protezione dal male e come talismano di speranza che l’abbondante luce del sole avrebbe portato a raccolti abbondanti nei mesi più caldi dell’annoo. Gli storici fanno risalire i canti religiosi che accompagnano le Farchie al periodo tardo rinascimentale in Spagna, durante il quale venivano rappresentate rappresentazioni teatrali e drammatiche raffiguranti le avventure di Sant’Antonio Abate nel deserto.


Il 10 novembre, giorno prima della festa di San Martino, i giovani delle tre contrade di Scanno (Cardella, La Plaia e San Martino) innalzano sulle colline circostanti il paese “Le Glorie”, cataste di legna e rami , dell’altezza di circa 15 metri, che si accendono dopo il tramonto, generando un enorme incendio che rompe l’oscurità della notte intorno a Scanno, per purificare e rendere fertile la terra.